PREGHIERA LAICA
Sentire le vene della roccia con i propri nervi è al contempo un gesto di grande umiltà e di affermazione di sé. Anche se a primo acchito sembra un gesto sovrumano che mette il singolo di fronte alla forza della natura in senso di conquista, a ben vedere invece l’arrampicata e la scalata sono occasioni per spogliarsi dei propri vestiti e delle proprie maschere - del proprio ego in definitiva - e con grande umiltà misurarsi anzitutto con se stessi attraverso il dialogo, l’abbraccio con la soggettività della natura.
A mani nude si sale, a mani nude si prega. Il gesto umile, riflessivo e perseverante, è una preghiera laica in cui uomo e natura si incontrano nel divino che inteso in senso appunto laico nient’altro è se non quella soglia di equilibrio dello stare al mondo. Il questo equilibrio sempre cercato, avvicinato e mai raggiunto si ricompone finalmente l’apparente ossimoro ‘cultura/selvatica’ che smette di essere contrapposizione tra uomo (artificio) e natura (spontaneo) e diventa ‘cultura del selvatico’, mentre dall’altra parte il selvatico perde la sua accezione contrappositiva rispetto al culturale e all’umano e diventa occasione per l’uomo per stare al mondo stando nel mondo e con il mondo e non contro di esso.
Se una chance ci è rimasta per non estinguerci questa risiede proprio nel passaggio stretto che ciascuno di noi dovrebbe percorrere attraverso cui tentare di imparare a non guardare più noi stessi come centro del mondo e non considerare più il selvatico come esotico ma al contrario riconoscere (culturalizzare) la resistenza intrinseca del selvatico come bene a-specifico primordiale, come una riserva staminale di nuove inattese possibilità .
Amedeo Trezza, immigrato in Cilento dalla città . Ci vive da più di 10 anni, valorizzando il territorio e le relazioni.
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